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Un tour vintage, a bordo di un Volkswagen T2, attraverso antiche botteghe e atelier contemporanei. Il Parco delle Pietre di Giuseppe Corrado

Montesano Salentino (Lecce) – Raccontare questo borgo del Capo di Leuca vuol dire anche immergersi in quelle storie di personaggi locali, in questo caso artisti, che ne illuminano la specificità, rendendo il luogo unico e attrattivo. Montesano ha la caratura per essere rappresentato come una bottega d’arte a cielo aperto, laddove anche etimologicamente la connotazione di Arte e di Artigianato fanno un tutt’uno. Un saper fare che trova le sue radici nelle antiche botteghe, oggi atelier, dove si perpetua una tradizione di laboriosa sapienza.  A fare da punteggiatura a questo viaggio di scoperta, è Giulio, che con il versatile box bus color crema e amaranto accompagna i visitatori nelle tappe del tour di sapore vintage, come il suo Volkswagen T2.

La prima tappa è nel laboratorio dei fratelli Margarito che, utilizzando le tecniche degli antichi maestri scalpellini, realizzano opere in pietra leccese apprezzate in Italia e all’estero. Già, all’esterno, il colpo d’occhio è straordinario. Intorno alla costruzione, fioriscono le opere. Antonio si siede tra queste. E’ la sua vita di artista, portata avanti con dedizione assoluta. Scendendo la discesa, costeggiata da sculture e bassorilievi, si entra nell’antro dell’artista. La pietra leccese, incanto monocromatico che assume sfumature che vanno dall’ocra al rosa a seconda della luce, si flette nelle forme più variegate. Antonio cita il suo maestro, Giuseppe Corrado, pittore e scultore, precocemente scomparso.

Le opere di questo artista sono il tema della seconda tappa. La figlia di Corrado, Gloria, accompagna nella casa atelier dove tutto parla della forza creativa dell’uomo. Si percepisce ancora la sua presenza. E’ veramente fuoco vivo! “Furia”: questa è la parola che mi viene in mente. Corrado pittore è in grado di dominare qualsiasi tecnica, così come nella scultura riesce a lavorare ogni materiale. Forse, questa dimensione plurale, non l’ha avvantaggiato, non rendendolo immediatamente riconoscibile, come quegli artisti che, scoperto un filone, ne hanno abusato fino all’esaurimento. Una cosa è certa. Giuseppe Corrado non è stato un uomo che ha percorso un’unica strada. La sua forza, la sua energia, i suoi conflitti interiori sono palesi. Ma enorme è stata la sua urgenza espressiva, la sua volontà di lasciare un segno, anche attraverso l’insegnamento. Le sue ultime opere impressionano. Vesti bianche, circoscrivono un vuoto. Sono monaci e fantasmi nello stesso tempo. Oppure anime leggere, senza corpo.

Galleria Giuseppe Corrado

Nella terza tappa ritorna la pietra leccese. Le sculture di Luigi Corvaglia, un uomo timido e schivo, hanno un carattere allegorico. I corpi appaiono nelle proporzioni classiche ma, nel contempo hanno uno slancio longilineo della muscolatura, una tensione palpabile verso l’alto. L’artista successivo è un pittore, Nando Mule, che accoglie nel perimetro del suo spazio, attraversandolo con la sua fisicità vigorosa mentre ci spiega le sue opere. Lui domina la sua tecnica, dipinge con assoluta maestria. Seguendo la tradizione, porta però avanti il suo pensiero, le sue tematiche, il suo messaggio. Anche lui, perfetta sintesi tra il passato e la modernità. Per visitare l’ultimo atelier si ritorna nel borgo di Montesano. L’architetto Venanzio Marra crea opere pittoriche, assemblando anche materiali da riciclo. L’insieme è di forte impatto visivo. Le composizioni hanno un chiaro equilibrio anche negli accostamenti cromatici. Si percepisce l’influenza dell’espressionismo astratto di Jackson Pollock e la pop art di Andy Warhol; ma lo stile di Venazio è netto e personale.

Venanzio Marra

Il tour degli atelier è quasi finito. E il cielo di Montesano diventa blu cobalto. Il Calvario con la sua volumetria da abside ridefinisce l’asse del borgo come fosse la grande navata di una Basilica a cielo aperto.  Ma la notte è lunga. Ci aspetta il Parco delle Pietre della famiglia Corrado, una grande masseria, anche questo luogo di lavoro dell’artista e buen retiro. La vastità dello spazio ancora ricoperto di pietre, da lavorare, ci da la misura dell’ampiezza di visione dell’uomo, dell’enormità del lavoro che pensava di poter portare avanti, oltre a tutto quello che ha lasciato. La notte ci avvolge. Le luci illuminano le sculture in pietra che ci accolgono all’entrata della masseria, insieme alla figura fantasmatica accanto alla sua lanterna. L’atmosfera è festosa. Si celebra il ricordo in una fortissima presenza di famiglia. Entro nello studio. Anche qui, tanto lavoro, numerosissime opere. L’alacrità e la dedizione totale di un uomo all’arte in una sorta di sforzo titanico. Meriterebbe che tutto il borgo di Montesano diventasse il suo museo a cielo aperto, un itinerario vivo delle sue opere.

 

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